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Cosa resterà di questa Italian Tech Week

Cosa resterà di questa Italian Tech Week, che si è svolta a Torino il 23 e 24 settembre, di cui si è molto parlato soprattutto per via della presenza (in videoI di Elon Musk, che ha dialogato 45 minuti con John Elkann? Andiamo con ordine.

Primo. ll ritardo dell’Italia sull’innovazione. Yoram Wingaard, fondatore di Dealroom, una dei principali database di startupper del mondo, ha aperto la prima giornata presentando dati che ci dicono come ci vedono dall’estero quando parliamo di startup. Bene, anzi male: stiamo indietro, stiamo dove stava la Francia 7 anni fa, dove stava la Spagna 5 anni fa. Sono anni persi, occasioni perse, talento sprecato. Talento che spesso è andato all’estero, dove invece ha avuto notevole successo: come accaduto fra le startup presenti all’evento, a Depop, che è da poco stata venduta a una valutazione miliardaria, da unicorno; ma anche a Soldo o Roboze; oppure talenti che sono rimasti in Italia, ma che hanno trovato anche all’estero i capitali per crescere come Casavo, D-Orbit, MusixMatch, Talent Garden, Wiseair.

Secondo. Stiamo iniziando a rimontare. Secondo la stima fatta da SWG per Italian Tech questo sarà il primo anno in cui il totale degli investimenti in startup supererà il miliardo di euro: pochissimo rispetto agli altri grandi Paesi europei, ma quasi il doppio dell’anno precedente; e secondo Enrico Resmini, l’amministratore delegato di Cdp Venture Capital, lo strumento creato dal governo due anni fa, fra un anno saremo a due miliardi e mezzo, un altro raddoppio insomma. La rimonta è partita e se faremo le mosse giuste fra 5 anni, “alla Italian Tech Week del 2026 l’Elon Musk di turno potrebbe essere italiano”. Sembra una sparata, lo so, ma l’ha detta Federico Marchetti, che venti anni fa ha creato Yoox, quando in Italia c’era letteralmente solo un venture capitalist, e ne ha fatto la più grande azienda digitale del lusso del mondo: sa di cosa parla insomma.

Terzo. Questo è il momento dell’Italia, non solo per le startup. Lo hanno detto in tanti e lo ha argomentato il ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao, ribadendo i pilastri del Piano nazionale di Ripresa e resilienza. “Ce la faremo?” si è chiesto. “Ce la faremo”, ha detto. In realtà stiamo già iniziando a farcela. Le infrastrutture digitali della Pubblica Amministrazione annunciate da Diego Piacentini (anche lui presente all’evento, ma nei nuovi panni di presidente di Exor Seeds), iniziano a funzionare: PagoPA, la app IO e il Green Pass sono 3 esempi di una Pubblica Amministrazione digitale che già c’è.

Quarto. Ci sono due Italie che non parlano la stessa lingua. Mentre il governo approvava trionfalmente il rientro in ufficio, “al posto di lavoro”, di tutti i dipendenti pubblici, sul palco delle Ogr sfilavano amministratori delegati di grandi aziende che spiegavano quanto lo smart working fosse un fatto positivo e perché una modalità ibrida è l’ideale per il nostro futuro.

Quinto. I giovani si stanno trovando la loro strada. All’inizio della pandemia, Khaby Lame era soltanto un altro ragazzo disoccupato di 20 anni appena licenziato: ha iniziato a fare video per TikTok, ha inventato un genere, oggi fa il creator di contenuti ed è l’italiano con più follower al mondo, oltre 110 milioni. Ovviamente non tutti possono o debbono seguire quella strada ma è evidente che c’è un mondo vecchio che replica schemi obsoleti e che i giovani sono da un’altra parte: presto ce ne accorgeremo.

Sesto. La tecnologia è un formidabile abilitatore. Va usata per migliorarci la vita. Lo hanno detto in tanti, ovviamente anche Elon Musk, ma è stato quando sono salite sul palco Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto che lo abbiamo visto: a Tokyo sono arrivate prima, seconda e terza alle Paralimpiadi, un trionfo indimenticabile; senza la tecnologia la loro vita sarebbe molto più povera. Loro ci hanno aggiunto il cuore e la testa e si sono messe a correre. “Fatelo anche voi”, ci hanno detto.

Settimo. Il consiglio del capitano. Giorgio Chiellini è stato l’ultimo a parlare. Di come la tecnologia sta cambiando il calcio. E di quanta umanità metta lui ogni giorno in quello che fa. Poi ha accettato di diventare per un istante il capitano di tutti noi e ci ha spronato come faceva con i compagni durante gli Europei: “Divertiamoci!, gli dicevo”. Anche perché, come ha detto Musk citando sè stesso e Albert Einstein, “meglio essere ottimisti e avere torto che essere pessimisti e avere ragione”.

Ottavo. L’applauso a Paolo Nespoli. L’astronauta è salito sul palco visibilmente provato dalla malattia, ha parlato con la solita competenza delle opportunità della nuova era spaziale e solo alla fine ha accennato alla sua battaglia per la vita. Forza Paolo, ci vediamo l’anno prossimo.

Fonte La Repubblica del 25/09/2021

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