La rivoluzione digitale rivoluziona il ruolo della donna imprenditrice
Storicamente una strada in salita
Guardando l’evoluzione della storia industriale italiana, caratterizzata da sempre da una crescita a forte connotazione maschile, si nota subito che l’imprenditoria femminile nel nostro paese è un fenomeno relativamente recente. Per molto tempo le donne hanno giocato un ruolo marginale nel tessuto imprenditoriale del nostro paese a causa di una società dove la divisione dei compiti all’interno della famiglia tra uomo e donna era netta e l’accesso al mondo del lavoro per le donne era decisamente ostacolato da fattori culturali. A dispetto di quanto può sembrare però, in quegli anni le donne hanno avuto la capacità di gettare le basi di quelle che sarebbero state le loro abilità future dando prova della loro capacità di una oculata gestione delle economie della famiglia.
Nonostante le condizioni di svantaggio in cui sono state relegate negli anni passati, esse hanno trovato le energie e le motivazioni per far emergere le proprie iniziative e portarle al successo. Col passare del tempo, un numero sempre crescente di donne ha scelto di orientarsi verso il mondo dell’imprenditoria grazie ai benefici che offre nel bilanciamento tra lavoro e vita privata. Una propria impresa rappresenta per molte donne un modo alternativo per prendere il controllo della propria carriera e al tempo stesso continuare ad occuparsi della famiglia e dell’educazione dei figli grazie alla maggiore flessibilità e autonomia rispetto al lavoro dipendente. Un ulteriore fattore che ha sostenuto la spinta all’imprenditorialità femminile è stato la necessità di cercare di liberarsi dal divario salariale e di opportunità rispetto agli uomini. Sfavorite nelle attività economiche e sottovalutate dal mondo del lavoro, le donne hanno sviluppato una maggiore determinazione a rischiare con una carriera da imprenditrici per realizzare i propri obiettivi ed avere successo nel mondo degli affari. Soprattutto oggi, con il grande potenziale che le nuove tecnologie offrono alle “imprenditrici digitali” per sfruttare nuove opportunità, per eliminare limiti e confini geografici, per cambiare di fatto il modo di lavorare, di vivere e di stare insieme.
Ciò che ci fa capire meglio il fenomeno e come si è evoluto il ruolo della donna nel tessuto economico del paese, è la frequentazione femminile delle università. Nel 1913 la percentuale delle iscritte era solo del 5,8% e per vedere una percentuale a due cifre son dovuti passare alcuni decenni. Solo se andiamo al 1950, possiamo osservare una prima percentuale del 26,3%. Le facoltà più frequentate erano quelle che preparavano all’insegnamento e raramente facoltà scientifiche. Solo lentamente si è cominciato ad assistere ad una inversione di tendenza, dove le donne hanno iniziato ad acquisire maggiore consapevolezza ed autonomia e hanno iniziato a prendere in mano le redini del proprio futuro. Dati ISTAT del 2008 ad esempio, fotografano una crescita del 17% annuo nelle immatricolazioni di donne ai corsi di studi di natura scientifica. Oggi, L’Osservatorio Talents Venture, mettendo insieme più fonti attualmente disponibili ha rilevato che nell’anno accademico 2017/2018 il 17,71% del totale delle donne iscritte alle università̀ frequenta un corso STEM. Uno dei valori più alti dal 2008. Il percorso è iniziato ma non è ancora sufficiente se analizziamo le cifre totali delle donne che scelgono un percorso di studio STEM, ovvero facoltà scientifiche, tecnologiche, matematiche e ingegneristiche. Proprio questa situazione ha spinto il MIUR ad investire risorse per incoraggiare le diplomate a iscriversi, con copertura parziale o totale delle tasse, a un corso scientifico. Tra l’altro questo rilevante gap non affliggerebbe solo l’Italia, ma anche gli altri paesi europei. Negli anni, tuttavia, la consapevolezza riguardo a questa problematica sta crescendo e molti paesi stanno correndo ai ripari. Ad ogni modo, le statistiche sono incoraggianti, oggi le donne Italiane che guidano le imprese sono un gruppo sempre più diversificato di donne istruite e la maggior parte di loro ha una formazione universitaria.
Fortunatamente, anche le università si stanno rendendo conto della loro responsabilità sociale mettendo in campo molte iniziative con il fine di coltivare e sostenere l’imprenditoria.
Sempre più spesso i campus universitari sono i luoghi dove prosperano le nuove idee di startup e si aprono grandi opportunità. Ciò accade perché proprio all’interno delle università si moltiplicano gli eventi su questi temi, si strutturano programmi specifici per l’accesso ai finanziamenti, si offrono attività di tutoraggio e visibilità sulle reti di investitori per aiutare le donne a sostenere le loro imprese nascenti. Questo modello è stato importato dall’estero e principalmente dagli Stati Uniti dove gli investitori si rivolgono costantemente alle migliori università per trovare il prossimo “founder disruptive”.
Quindi è proprio durante il percorso di studi che le nostre future imprenditrici hanno bisogno di essere sostenute, perché gettano le basi del loro futuro successo.
Qualche dato sull’imprenditoria femminile
Dopo questa breve premessa che ci ha fatto inquadrare il fenomeno nella sua globalità, diamo un’occhiata agli attuali indicatori per capire a che punto siamo e in che direzione ci stiamo muovendo. Osservando le statistiche di oggi, emergono dati incoraggianti che evidenziano il ruolo della donna come parte attiva e determinante nel tessuto imprenditoriale italiano.
Nel 2018 le aziende guidate dalle imprenditrici risultano oltre un milione e trecento mila, secondo l’Osservatorio per l’Imprenditorialità femminile di Unioncamere ed Infocamere, circa 6.000 in più rispetto al 2017 e rappresentano il 21,93% del totale delle imprese iscritte al Registro delle Camere di commercio, registrando di anno in anno una crescita dell’1,1%.
Da questi dati emergono alcuni spunti molto interessanti che ci danno una fotografia esatta per definire lo stato del fenomeno e le prospettive, per capire tendenze e peculiarità, in pratica di come le donne imprenditrici si stanno facendo valere.
Da un punto di vista territoriale, la regione che ha fatto registrare la maggiore crescita d’imprese al femminile è il Lazio, che nel 2018 ha registrato un aumento di circa 1900 unità rispetto al 2017. Seguono poi la regione Campania con un aumento di 1.417 aziende e la Lombardia con progresso di 1.380 attività. Nel complesso, le imprese femminili aumentano in 15 regioni su 20. Altri dati, sempre molto interessanti, sono quelli che ci indicano le aree con una maggiore presenza di aziende guidate da imprenditrici. Ad esempio, la Lombardia è al primo posto, mentre Lazio e Campania seguono in seconda e terza posizione. Il Molise, la Basilicata e l’Abruzzo sono invece i territori che vedono la miglior percentuale di donne imprenditrici rispetto alle imprese guidate dagli uomini. Un altro dato ulteriormente significativo è quello della componente del numero di imprese al femminile registrate nelle province italiane che vede affermare le città di Roma, Milano, Napoli e Torino ai primi posti.
Oltre a ciò, i dati di Unioncamere ci evidenziano che l’interesse per l’imprenditoria riguarda anche le donne under 35. Infatti, sono 154mila le giovani donne alla guida di una impresa in Italia, una ogni 12 aziende.
Per quanto riguarda i settori che vedono maggiormente coinvolte le imprenditrici, viene confermato il trend di riduzione del numero di imprese commerciali e agricole (settori in cui le imprese femminili sono più numerose) e viene rafforzata l’espansione verso settori tradizionalmente legati alla presenza maschile: Attività professionali, scientifiche e tecniche (quasi 1.500 imprese femminili in più) e terziario avanzato (+1.453).
Al di là delle classifiche, i risultati del 2018 in sostanza ci mostrano un trend confortante con la costante crescita della presenza femminile nel tessuto imprenditoriale italiano ed evidenziano che il fenomeno è diffuso. Basti pensare che, se nel nostro paese il 21,86% delle imprese è guidato da donne, negli Stati Uniti questa percentuale sale addirittura al 45%. Segno che la propensione delle donne a “mettersi in proprio” è una tendenza destinata a crescere.
I dati dunque, ci regalano una iniezione di ottimismo e di speranza per il futuro soprattutto per la rilevanza del contributo che le donne possono fornire alla crescita economica a livello internazionale: secondo stime dell’International Labour Organization (ILO), il potenziale produttivo sottoutilizzato riferito alle donne è del 50%, contro il più ridotto 22% degli uomini. Le donne rappresentano quindi una grande risorsa che non possiamo più permetterci di sottovalutare e che potrebbe fare la differenza per lo sviluppo del nostro paese.
L’imprenditoria femminile si fa spazio nel digitale
All’interno del quadro macroscopico dell’imprenditoria femminile andiamo a vedere in dettaglio se e come la trasformazione digitale può imprimere una svolta a questo scenario.
Se guardiamo esclusivamente al rapporto pubblicato dal Ministero dello Sviluppo economico (Mise) a gennaio 2019 sulle startup innovative, emerge un leggero ritardo nell’affermarsi della leadership femminile nelle nuove imprese. Su 9.758 nuove startup, quelle dove le quote societarie sono detenute in maggioranza da donne risultano essere il 13,3% del totale rispetto al 22,2% osservato nel campione di tutte le nuove società di capitali. Considerando invece le startup innovative che hanno almeno una donna nella compagine sociale si sale al 43,1% del totale, dato molto promettente se comparato con il 47,7% delle altre nuove società di capitali. Insomma, ad oggi le startup innovative iniziano a parlare al femminile e sempre più studi dimostrano la correlazione positiva tra i risultati aziendali e la leadership femminile.
Un fattore da tenere in considerazione è che il mondo digitale è libero da pregiudizi e non fa differenze di genere, garantendo alle donne le stesse opportunità degli uomini nel fare impresa e nel competere, anche in settori tradizionalmente considerati maschili.
Anche i dati di una ricerca Ipsos per conto di eBay evidenziano come le donne possono trovare maggiori opportunità e facilità di ingresso in alcuni business basati sul digitale come ad esempio l’e-Commerce. Sebbene la maggioranza delle donne intervistate (53%), ritiene che il maggior beneficio di chi ha un’attività online sia quello di conciliare più facilmente la vita familiare con quella lavorativa, c’è un 25% che vede l’online come un’opportunità per operare facilmente in qualunque settore e veder riconosciuta la propria professionalità.
A supportare ulteriormente la crescita dell’imprenditoria femminile nel digitale interviene anche il servizio “Amazon business” che facilita il commercio online per mezzo della propria piattaforma.
Grazie ad esso è possibile avviare iniziative di business senza grandi investimenti in infrastrutture e avvantaggiarsi di servizi aggiuntivi come: vendita dei propri prodotti su larga scala in tutta Europa; automatizzazione nella generazione delle fatture; creazione di promozioni specifiche basate su quantità di prodotti acquistati; possibilità di immagazzinare i propri prodotti nei centri di distribuzione Amazon in Europa; supporto per la delivery e l’assistenza al cliente e molto altro ancora.
Anche Facebook è scesa in campo per dare maggiore slancio all’imprenditoria femminile in ambito digital con l’iniziativa “#SheMeansBusiness”. Questo progetto globale nasce per ispirare tutte le donne che sognano di avviare un’attività imprenditoriale e per aiutarle a sviluppare il proprio business fornendo loro competenze digitali con particolare focus sugli strumenti offerti da Facebook e Instagram. Secondo l’indagine Future of Business Survey commissionata dal gigante dei social media, il 39% delle PMI con una pagina Facebook è di proprietà di una donna; ulteriore segnale che sono molte le donne italiane con un’idea imprenditoriale valida.
Indubbiamente esistono delle best practice che hanno fatto la storia dell’imprenditoria digitale femminile. L’ultimo studio di SEMrush, piattaforma per la gestione della visibilità online, ci rivela che tra le prime 10 imprenditrici italiane più cercate online spiccano note influencer, blogger e youtuber affermatesi online nel mondo della moda e del food (come Chiara Ferragni e Sonia Peronaci) accanto a personalità femminili leader di storiche industrie italiane (come Emma Marcegaglia e Miuccia Prada) a dimostrazione del fatto che il digital è una grande opportunità per chi sa cavalcarla.
Nuove tecnologie e accesso al credito: la mossa giusta per molte donne
In generale le ragioni che spingono una donna a fondare un’impresa e ad intraprendere la carriera di imprenditrice sono molteplici: maggiore flessibilità rispetto all’occupazione di un lavoro normale, maggiore libertà e controllo sul proprio tempo con la possibilità di lavorare da casa, l’essere al di fuori di una struttura gerarchica e formale di lavoro e molto altro ancora. In pratica motivazioni che consentono alle donne di eliminare quegli ostacoli che impediscono un’armonia ideale tra lavoro e famiglia. Ma ci sono anche ragioni molto più profonde alla base di una decisione come quella di aprire una propria impresa e cioè un “sogno” in cui riversare tutta la propria voglia di fare, la propria creatività, la propria passione e le proprie capacità.
Agevolare la creazione di nuove imprese al femminile diventa una necessità per il nostro paese se veramente si vuole realizzare un equilibrio tra uomini e donne che iniziano un’attività.
Affinché ciò avvenga sarà necessario lavorare non solo con le consuete leve delle politiche pubbliche per favorire la presenza femminile nelle attività economiche, ma con una serie di iniziative mirate, volte ad accelerare il cambiamento culturale e sostenere l’imprenditoria delle donne.
Un supporto molto efficace può venire da investimenti in misure agevolative che favoriscano la diffusione delle nuove tecnologie abilitanti la trasformazione digitale, oppure in spazi di co-working dedicati alle donne imprenditrici con servizi accessori per le neo mamme, ma soprattutto agevolazioni per l’accesso al credito con schemi di microfinanza innovativi. La sfida insomma è promuovere tutte le iniziative che siano ritenute idonee al raggiungimento dello scopo sociale ma che siano di facile introduzione e con costi limitati per l’amministrazione pubblica.
Volendo schematizzare la ricetta per sostenere e incentivare la creazione di nuove imprese o, per usare un termine molto utilizzato negli ultimi tempi “startup femminili”, tre sono gli ingredienti per il successo:
- Il progetto
- Le nuove tecnologie abilitanti la trasformazione digitale
- L’accesso al credito
Facciamo qualche considerazione utile a capire il significato di questi tre punti rispetto all’intero contesto imprenditoriale.
- Il progetto
Come già accennato, molte donne sognano di realizzare un progetto imprenditoriale in cui riversare la propria passione. Ma un sogno senza un progetto e un piano concreto accompagnato da una chiara visione imprenditoriale, porta certamente a difficoltà e fallimenti.
Si verificherebbero perdite di tempo e di denaro, spreco di opportunità, ma soprattutto la cosa più grave, la perdita della fiducia in ciò che si sta facendo dovuta alla mancanza di risultati. Per usare una nota citazione di Walt Disney: “La differenza tra un sogno e un obiettivo è una data”. Per trasformare un’idea in realtà, occorre lavorarci, individuare un piano per la sua realizzazione con obiettivi specifici e tempi certi.
L’ideale sarebbe rendere disponibile un modello che consenta l’avviamento del progetto imprenditoriale e che possa aiutare le donne che hanno abbracciato l’imprenditorialità a mettere a fuoco il proprio modello di business. In pratica una forma di “mentorship” che ispiri le future imprenditrici, attraverso il confronto semplice ed immediato con professionisti dell’ecosistema come esperti di tecnologia, business model, marketing, etc, e le accompagni verso gli obiettivi che si sono poste.
In tale ottica operano già diverse organizzazioni come ad esempio, l’Associazione Italian Digital Revolution (AIDR) che offre un programma di mentoring allo scopo promuovere le competenze digitali per le donne. L’obiettivo è quello di aiutare le giovani imprenditrici nel lancio di startup innovative mettendo a disposizione le esperienze e le professionalità degli associati e permettendo loro di condividere con la comunità di AIDR (associati e partner) le sfide sulle quali stanno lavorando. Lo scopo ultimo del programma è aiutare chi si vuole mettere in gioco attraverso la corretta definizione del progetto, alimentando il networking e generando sinergie ed opportunità con startupper, potenziali clienti, manager, partner commerciali, investitori privati ed istituzionali.
2. Le tecnologie abilitanti
La trasformazione digitale offre nuove opportunità per stimolare l’obiettivo di uguaglianza di genere. Grazie alle tecnologie abilitanti quali intelligenza artificiale, big data, cloud computing, robotica, mobile e molto altro ancora, sarà possibile favorire la partecipazione femminile alla vita economica e la loro autonomia in almeno tre diversi modi.
In primo luogo, le tecnologie mobile e digitali permettono alle donne di aggirare alcune delle tradizionali barriere culturali e di mobilità come ad esempio: lavorare in modo flessibile e distante, accedere a nuovi mercati senza spostarsi, acquisire nuovi clienti e interagire meglio con quelli esistenti, ricevere formazione oppure fornire mentoring da remoto. In sintesi, la digital transformation offre loro la possibilità di migliorare l’autonomia finanziaria perché non sono necessari grandi investimenti per avviare e far crescere la loro attività.
In secondo luogo, molte donne possiedono capacità sociali superiori (soft skills), che possono avvantaggiarle sui mercati del lavoro nell’era digitale. Tali skills sociali sono spesso una caratteristica della leadership femminile e includono, ad esempio, un maggiore senso di responsabilità nei confronti della comunità, una maggiore empatia, una comunicazione più efficace e una maggiore disponibilità ad adattarsi alle mutevoli circostanze.
Infine, l’integrazione tra le competenze sociali femminili e le hard skills derivanti dall’alfabetizzazione digitale avanzata, diventa un requisito fondamentale nell’era digitale. La capacità di riunire queste competenze sarà il fattore distintivo che permetterà alle donne di farsi spazio in un tipo di impresa più remunerativo. Di fatto, oggi sono disponibili tecnologie rivoluzionarie (Internet, Cloud, Intelligenza artificiale, blockchain, e-commerce e altro ancora) che le giovani imprese possono sfruttare per introdurre nuovi modelli di business e creare soluzioni aderenti ai bisogni dei clienti. Tali tecnologie creano le condizioni ideali per l’innovazione consentendo alle imprenditrici di concentrarsi esclusivamente sull’identificazione dei problemi del cliente e sulla creazione di soluzioni senza dover costruire le basi tecnologiche essenziali. Creare un’innovazione da zero richiederebbe grandi capitali oltre a lunghi ed incerti tempi di sviluppo che le neonate startup non possono permettersi. La trasformazione verso il digitale può accelerare la crescita delle piccole e medie aziende aiutandole concretamente con gli strumenti necessari ad avere successo, indipendentemente dalla dimensione, dalle competenze, il settore industriale o la collocazione geografica.
3. L’accesso al credito
Ogni buon progetto imprenditoriale ha bisogno prima di tutto di una valida strategia finanziaria con la quale far fronte alle varie voci di spesa previste nel business plan. Nel definire le tipologie di finanziamenti più idonei, la neo imprenditrice deve considerare che la struttura finanziaria deve adattarsi alle varie fasi di vita dell’impresa e che andrà adeguata alle esigenze del momento con un giusto mix tra capitale proprio e capitale di debito. In pratica a seconda del fabbisogno finanziario esistono diverse categorie di potenziali finanziatori e di investitori di capitali di rischio che intervengono con forme e tempi differenti.
Purtroppo, la crisi economico-finanziaria degli ultimi anni ha rappresentato un grande ostacolo al reperimento delle risorse necessarie e all’accesso al credito.
Una grande opportunità per le giovani imprenditrici è quella proposta dall’Ente Nazionale per il Microcredito che opera a sostegno dell’imprenditorialità attraverso un’offerta integrata di servizi finanziari e di supporto. Tale tipologia di intervento risulta fondamentale per l’avvio di una startup se si pensa che in molti casi i capitali necessari per partire sono piuttosto contenuti. Pur riconoscendo che la startup nella sua fase iniziale presenta un grado di rischio molto alto a causa dell’incertezza sugli esiti del progetto e all’assenza di garanzie, le sostiene con lo strumento finanziario del microcredito, che offre la possibilità di ottenere finanziamenti dai 25mila ai 35mila euro.
Anche nel caso delle imprese già avviate, lo strumento del microcredito può essere un valido supporto per accedere a risorse aggiuntive quando si deve fare un investimento non pianificato oppure in caso di un’inaspettata carenza di cash-flow.
Oltre a tutto ciò, l’Ente gioca un importante ruolo di affiancamento e offre, oltre al supporto finanziario, un’attività di ascolto e sostegno dalla fase di pre-erogazione fino a quella di post-erogazione, con una particolare attenzione dedicata alla validità e alla sostenibilità del progetto.
Conclusione
Come abbiamo potuto vedere un percorso di rinnovamento è iniziato. Le imprenditrici italiane sono preparate e innovano, hanno idee brillanti e portano avanti i loro progetti con decisione e coraggio. Il cambiamento culturale, l’incremento della specializzazione nelle materie scientifiche, il supporto delle nuove tecnologie e i numerosi strumenti finanziari oggi disponibili, sono i pilastri su cui costruire una nuova società dove ci sia più spazio per l’imprenditoria femminile e dove le disparità di genere siano superate per evitare lo spreco della metà del nostro capitale umano.
Si pone dunque l’esigenza di rimediare a tali squilibri se vogliamo, come sistema paese, cogliere l’opportunità che ci offre il ruolo della donna per dare robustezza allo sviluppo economico di cui abbiamo tanto bisogno.
Sandro Zilli
Membro AIDR e Responsabile Osservatorio Innovazione e Crescita Digitale
Fonte Articolo “Rivista Microfinanza”: https://bit.ly/2lWDBs5
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