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COME COMBATTERE  IL CYBERBULLISMO

di Rosangela Cesareo, Responsabile Relazioni Istituzionali Aidr

Una piaga dolente del web è il Cyberbullismo.

Questo “neo” modo di applicare il bullismo agli strumenti telematici e soprattutto ad internet è un fenomeno molto complicato da affrontare e a cui dare una soluzione.

Il legislatore è entrato nel merito della questione solo nel recente 2017 con la legge “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”:

“Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo. (Art.1) e indica misure di carattere preventivo ed educativo nei confronti dei minori (qualunque sia il ruolo nell’episodio) da attuare in ambito scolastico, e non solo”.

Ciò nonostante il fenomeno non è diminuito, anzi.

A causa del cyberbullismo, uno studente su cinque ha saltato la scuola. Così spiega un sondaggio fatto dall’Unicef, su 170mila giovani di 30 paesi che hanno partecipato e secondo cui uno su tre ha vissuto esperienze di cyberbullismo.

 Il 71% di coloro che hanno risposto al sondaggio crede che il cyberbullismo si verifichi soprattutto sui social e circa il 32% crede che i governi dovrebbero essere responsabili di porre fine al cyberbullismo, il 31% ritiene che dovrebbero esserlo i giovani e il 29% ha risposto le società di internet.

Sempre secondo il sondaggio, le ragazze hanno maggiori probabilità di essere vittime di cyberbullismo rispetto ai ragazzi.  Inoltre, gli studenti più grandi sono più esposti al fenomeno rispetto a quelli più piccoli: i 15enni hanno una percentuale maggiore di cyberbullismo rispetto a quelli di 11 anni.

Questi i dati, questa è la realtà da cui sia le istituzioni che la società tutta dovrebbero partire per combattere questo intollerabile fenomeno.

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Sull’addio alle ricette cartacee, parla al Secolo.it Andrea Bisciglia cardiologo e responsabile dell’Osservatorio Sanità Digitale della Fondazione Aidr. “Ci opporremo fermamente a qualsiasi tentativo di polemizzare strumentalmente su queste iniziative – spiega – perché crediamo che il cambiamento sia indispensabile per costruire una sanità più efficiente e inclusiva. Il nostro impegno è rivolto a difendere chi lavora per una Nazione migliore”. Dottor Bisciglia, il Governo italiano ha annunciato che dal 2025 sarà attuato l’articolo 54 della Legge di Bilancio, portando a termine il processo di dematerializzazione delle ricette mediche. Qual è il significato di questo cambiamento per il rapporto tra cittadini e Servizio Sanitario Nazionale? Questo cambiamento rappresenta una vera e propria rivoluzione nel modo in cui i cittadini accedono ai farmaci e ai servizi sanitari. La dematerializzazione delle ricette mediche semplifica radicalmente la vita dei pazienti, eliminando la necessità di recarsi fisicamente negli studi medici per ottenere la prescrizione cartacea. A partire dal 2025, i medici potranno inviare le ricette in formato digitale tramite e-mail, WhatsApp o altre modalità elettroniche, rendendo il processo molto più rapido ed efficiente. Si tratta di un passo fondamentale verso una sanità più moderna e accessibile.
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