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Accelerare sul digitale? Bisogna cambiare il modo di fare formazione

di Francesco Pagano, Consigliere Aidr e Responsabile servizi informatici Ales spa e Scuderie del Quirinale

Non solo infrastrutture obsolete e strumenti inadeguati alle esigenze del momento: il cronico ritardo nel processo di digitalizzazione che scontano le istituzioni pubbliche affonda le sue radici anche in una carenza di formazione del personale che gestisce gli uffici e a cui, in definitiva, dovrebbe essere affidato il compito di utilizzare gli strumenti digitali ed erogare i servizi ai cittadini.

È un problema che viene da lontano e che è indispensabile affrontare.

Il vero peso del fattore umano

Quando si parla di digitalizzazione nel settore pubblico, il dibattito pubblico si concentra spesso sulla quantità e (più raramente) la qualità delle infrastrutture. Un’impostazione che risente del tipico “effetto annuncio”, declinato in piani di investimento, nella definizione di percorsi strategici e “grandi rivoluzioni”. Al netto dell’aleatorietà legata all’effettiva realizzazione, questo vizio di concentrare l’attenzione sugli strumenti prima che sulle persone ha già dimostrato tutti i suoi limiti.

L’efficacia di qualsiasi piano strategico, infatti, non può prescindere dalle persone che dovranno utilizzare gli strumenti implementati, le cui competenze sono il vero fattore abilitante per qualsiasi innovazione.

In altre parole, prima di mettere tra le mani di qualcuno una macchina da Formula 1, sarebbe bene assicurarsi che abbia almeno la patente. Il rischio, infatti, è che le mirabolanti tecnologie adottate dal settore finiscano per essere sottoutilizzate o addirittura usate in maniera scorretta. Insomma: senza un’adeguata formazione, l’innovazione rischia non solo di essere inutile, ma dannosa.

L’efficacia della formazione

Si potrebbe obiettare che i corsi di formazione, nel settore pubblico, sono tutt’altro che assenti. Un’affermazione che gli operatori del settore sanno avere un fondo di verità, ma di cui conoscono anche i limiti. L’erogazione di corsi e aggiornamenti nel settore pubblico risente di un’impostazione estremamente “ortodossa”, utilizza strumenti obsoleti e un approccio eccessivamente nozionistico, spesso riassunto in norme e regolamenti estremamente rigidi. Caratteristiche di per sé negative in qualsiasi ambito, ma devastanti quando vengono applicate al settore tecnologico. In alcuni settori specifici, come quello della cyber security, gli esperti segnalano questo rischio da tempo.

Un esempio? I report più recenti relativi alla gestione delle password di accesso ai servizi informatici sottolineano come la previsione di adempimenti eccessivamente formali, come la previsione di una lunghezza determinata della password e l’obbligo di cambiarla periodicamente, portino a risultati tutt’altro che positivi. Gli studi in questo settore hanno dimostrato come l’obbligo di cambiare le password ogni tre mesi (un tempo indicata come una delle best practice da adottare per garantire la sicurezza dei sistemi) porti in realtà gli utenti a scegliere password con un basso livello di complessità e a usare varianti delle precedenti per poterle ricordare più facilmente. Un comportamento che, in definitiva, erode il livello di sicurezza al posto di rafforzarlo.

Cambiare l’approccio è possibile

Come tutti i settori, anche quello della formazione è soggetto a evoluzioni e, nel settore tecnologico, queste sono terribilmente evidenti. Tanto più che sono proprio le nuove tecnologie a offrire gli strumenti stessi per la formazione. La parola chiave è “gamification”, cioè la “ludicizzazione” dei processi di formazione attraverso percorsi orientati a obiettivi, test non tradizionali e forme di verifica dell’apprendimento che puntano a far sedimentare i concetti attraverso l’esperienza più che attraverso la memorizzazione o l’applicazione acritica di regole.

Rimanendo all’ambito della sicurezza, gli esperti utilizzano spesso strumenti come la simulazione di attacchi via email (phishing) rivolti agli utenti per verificarne la capacità di distinguere i messaggi potenzialmente pericolosi e per consentire loro di imparare a distinguere gli indizi che possono consentire di distinguere un’email malevola. Adottare questo approccio nella formazione dei dipendenti pubblici rappresenterebbe una piccola rivoluzione, con ricadute estremamente positive sul piano dei risultati.

Insomma: per “svecchiare” il pubblico può essere una buona idea cominciare a cambiare il modo in cui impariamo.

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16/11/2024
Sull’addio alle ricette cartacee, parla al Secolo.it Andrea Bisciglia cardiologo e responsabile dell’Osservatorio Sanità Digitale della Fondazione Aidr. “Ci opporremo fermamente a qualsiasi tentativo di polemizzare strumentalmente su queste iniziative – spiega – perché crediamo che il cambiamento sia indispensabile per costruire una sanità più efficiente e inclusiva. Il nostro impegno è rivolto a difendere chi lavora per una Nazione migliore”. Dottor Bisciglia, il Governo italiano ha annunciato che dal 2025 sarà attuato l’articolo 54 della Legge di Bilancio, portando a termine il processo di dematerializzazione delle ricette mediche. Qual è il significato di questo cambiamento per il rapporto tra cittadini e Servizio Sanitario Nazionale? Questo cambiamento rappresenta una vera e propria rivoluzione nel modo in cui i cittadini accedono ai farmaci e ai servizi sanitari. La dematerializzazione delle ricette mediche semplifica radicalmente la vita dei pazienti, eliminando la necessità di recarsi fisicamente negli studi medici per ottenere la prescrizione cartacea. A partire dal 2025, i medici potranno inviare le ricette in formato digitale tramite e-mail, WhatsApp o altre modalità elettroniche, rendendo il processo molto più rapido ed efficiente. Si tratta di un passo fondamentale verso una sanità più moderna e accessibile.
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12/11/2024
Roma, 18-20 Novembre 2024 – FH55 Grand Hotel Palatino ospita la terza edizione del prestigioso Corso Residenziale di Elettromiografia e Tecniche Neurofisiologiche: Good Clinical Practice, un evento scientifico all'avanguardia che riunisce specialisti di neurologia e neurofisiologia per una formazione avanzata sulle più moderne metodiche neurofisiologiche. Con il crescente ruolo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale (IA) nel campo della medicina, il corso di quest’anno ha introdotto sessioni dedicate all’integrazione di strumenti tecnologici avanzati e algoritmi di IA nella pratica clinica, rivoluzionando l'approccio alle diagnosi neurofisiologiche. Sotto la direzione scientifica della Dr.ssa Marilena Mangiardi medico specialista neurologo e neurofisiologo e Tesoriere della Società Italiana di Neurofisiologia Clinica, il corso vede la partecipazione di un comitato medico e tecnico-scientifico di spicco, con la presenza di esperti di fama nazionale che, attraverso lezioni frontali, esercitazioni pratiche e discussioni interattive, forniranno ai partecipanti un’esperienza didattica completa e integrata.
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La rapida accelerazione di quel che potremmo definire il nuovo mondo del terzo millennio, non ammette pause, non concede sconti ad alcuno: o ti adegui alla velocità dei cambiamenti o sei fuori In fondo è sempre stata questa la storia dell’evoluzione dell’uomo. Cosa cambia allora rispetto al passato? La velocità. Tutto accade e si consuma troppo in fretta, tutto diventa obsoleto già domani. Non si fa a tempo di assorbire un cambiamento, che già ne arriva un altro.Viviamo nella realtà aumentata e l’intelligenza artificiale ci dà ogni risposta ad ogni domanda, poco importa se, poi, non siamo più in grado di sviluppare un processo critico di conoscenza e di osservazione che poggi sulle più solide letture classiche e moderne, o sugli studi degli esperti.

 

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