Capitolo 4: La rivelazione (storia di fantaburocrazia)
*di Antonio Naddeo
La notte era calata sulla città quando Marco e Lucia, seduti in un caffè quasi deserto, pianificavano il loro prossimo passo. La luce soffusa delle lampade creava un’atmosfera intima, un piccolo rifugio dalla realtà caotica che li attendeva fuori. Tra una tazza di caffè e l’altra, discutevano con fervore, i loro volti illuminati non solo dalla luce calda del locale ma anche dalla fiamma della determinazione che ardeva in loro.
Avevano già affrontato insieme diverse battaglie, piccole vittorie e grandi sconfitte, ma il legame che si era creato tra loro era diventato la loro più grande forza. La loro alleanza era nata dalla disperazione, ma ora era alimentata da una speranza condivisa, quella di riuscire a sfuggire alla loro condizione di “inesistenti” e di riscattare le loro vite.
Decisero che il loro prossimo passo sarebbe stato cercare di accedere a registri più antichi, documenti che forse non erano stati completamente digitalizzati e che quindi potevano sfuggire all’errore che li aveva cancellati dalla società. Per fare ciò, avrebbero dovuto intrufolarsi negli archivi della città, un compito né facile né legale, ma erano disposti a correre il rischio.
Quella notte, sotto il manto dell’oscurità, Marco e Lucia si avventurarono nell’edificio che custodiva gli archivi storici della città. L’edificio era antico, con corridoi stretti e soffitti alti, e l’aria sapeva di polvere e di segreti. Con l’aiuto di una torcia, cercarono tra gli scaffali polverosi, sfogliando registri e documenti che sembravano non essere stati toccati per decenni.
Dopo ore di ricerca, le loro mani trovarono finalmente ciò che cercavano: copie di vecchi registri di nascita, prima che l’errore informatico cancellasse le loro esistenze. Con il cuore in gola, trovarono i loro nomi, le date di nascita, i nomi dei genitori: la prova inconfutabile che un tempo erano stati riconosciuti come cittadini a pieno titolo.
Con questi documenti in mano, Marco e Lucia si sentirono rinascere. Non erano più ombre vaganti in una città che li aveva dimenticati; ora avevano qualcosa di tangibile da opporre al sistema che li aveva cancellati. Ma sapevano anche che il cammino verso il riconoscimento della loro esistenza era appena iniziato.
Nei giorni seguenti, armati dei documenti trovati, si presentarono nuovamente all’ufficio anagrafe, questa volta con una nuova determinazione. La battaglia burocratica che seguì fu estenuante, un susseguirsi di appuntamenti, colloqui, e attese interminabili. Ma Marco e Lucia, uniti dalla loro comune lotta, non si lasciarono scoraggiare.
La loro persistenza alla fine pagò. Dopo settimane di sforzi, i loro nomi furono finalmente reinseriti nei registri cittadini. Non era una vittoria completa – c’erano ancora molti ostacoli da superare prima che potessero riprendere pienamente le loro vite – ma era un inizio, un segno che forse, contro ogni previsione, era possibile sfidare il sistema e vincere.
Con il loro ritorno alla “esistenza” ufficiale, Marco e Lucia si trovarono in un vortice di emozioni contrastanti. Se da un lato c’era l’euforia per aver infranto le catene della loro inesistenza burocratica, dall’altro si insinuava una sottile preoccupazione per le implicazioni di quanto avevano scoperto. Il sistema che aveva cancellato così facilmente le loro vite poteva ancora nascondere insidie inattese.
Fu in questo contesto di cauta gioia che ricevettero un invito misterioso, una lettera consegnata di nascosto sotto la porta di Marco. La missiva era breve, un indirizzo e un’ora, con una semplice aggiunta: “Venite se volete conoscere la verità sulla vostra inesistenza.”
Nonostante l’ovvio rischio, la curiosità e la sete di giustizia li spinsero ad accettare l’invito. Si recarono all’indirizzo indicato, un edificio anonimo situato in una parte desolata della città, lontana dai consueti percorsi. L’interno era spoglio, con solo una stanza illuminata da una luce fioca dove li aspettava un uomo.
L’uomo, di mezza età e dall’aspetto ordinario, li accolse con un sorriso che non riusciva a nascondere una certa tensione. “Sono contento che abbiate deciso di venire,” iniziò, offrendo loro dei posti a sedere. “La vostra situazione… è unica, ma non unica come potreste pensare.”
Quello che seguì fu una rivelazione sconcertante. L’uomo lavorava per un’organizzazione segreta, una sorta di think tank che operava nelle ombre della società, influenzando decisioni e politiche senza mai apparire alla luce. L’obiettivo di questa organizzazione era esplorare i limiti e le fallacie dei sistemi burocratici, e la cancellazione di Marco e Lucia dai registri era stata parte di un esperimento sociale su vasta scala.
“Volevamo vedere fino a che punto la società dipende dai sistemi burocratici per riconoscere l’identità di un individuo,” spiegò l’uomo con calma. “E, purtroppo per voi, siete diventati parte di questo esperimento.”
La rabbia e lo shock di Marco e Lucia erano palpabili. La loro vita, il loro dolore, ridotti a semplici variabili in un esperimento crudele. “Perché noi?” chiese Lucia, la voce tremante.
“L’arbitrarietà faceva parte dell’esperimento,” rispose l’uomo. “Ma non vi abbiamo scelti per farvi del male. Volevamo esporre le debolezze del sistema, la facilità con cui può essere manipolato e come può fallire nel suo compito più fondamentale: riconoscere e proteggere i suoi cittadini.”
Concluse con un’offerta: l’organizzazione avrebbe potuto aiutarli a ripristinare completamente le loro vite, garantendo che non avrebbero più dovuto affrontare problemi simili. In cambio, chiedeva solo il loro silenzio sull’intera vicenda.
Marco e Lucia uscirono dall’incontro con più domande che risposte. La rivelazione aveva gettato una nuova luce sulla loro lotta, facendola apparire come una piccola battaglia in una guerra molto più grande contro l’impersonalità e l’inefficienza della burocrazia moderna.
La scelta che avevano di fronte era ardua: accettare l’aiuto dell’organizzazione e tornare a una vita normale, oppure rifiutare e continuare a combattere per esporre la verità, rischiando di ritrovarsi di nuovo cancellati dall’esistenza.
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