Dalla data fabric all’Ai generativa: ecco come sarà il 2022 della tecnologia
La sfida è investire per trovare percorsi più diretti per connettersi con i clienti senza perdere di vista margini e flussi di cassa
di Gianni Rusconi
Prendere decisioni strategiche per il futuro prossimo della propria azienda è un compito che la pandemia ha ulteriormente reso complicato. Mettiamoci nei panni di un amministratore delegato alle prese con il processo di trasformazione digitale e la necessità di velocizzarne l’adozione proprio per rispondere ai cambiamenti imposti dal prolungato stato di emergenza. A quali tecnologie è più utile destinare gli investimenti con l’imperativo di trovare percorsi più diretti per connettersi con i clienti senza perdere di vista margini e flussi di cassa?
Parola d’ordine «resilienza»
A questa domanda hanno provato a rispondere (ancora prima che deflagrasse la variante Omicron) gli esperti di Gartner, tratteggiando una dozzina di tendenze ritenute dei veri e propri moltiplicatori dell’innovazione nei prossimi tre-cinque anni e raggruppandole in tre distinti cluster. Il primo è la fiducia, a cui vanno indirizzati gli strumenti per assicurare all’azienda un’infrastruttura It più resiliente ed efficiente per gestire i dati in ambienti cloud e non cloud. Il secondo è il cambiamento, da affrontare attraverso nuove tecnologie con cui scalare e accelerare l’automazione delle attività aziendali e la digitalizzazione dell’intera organizzazione, processi decisionali inclusi. Il terzo è la crescita del business, da sostenere massimizzando la creazione di valore e il miglioramento delle capacità digitali. Ecco, in ordine sparso, alcune delle tendenze tecnologiche strategiche per il 2022. E perché sono preziose.
Architetture componibili
In gergo tecnico gli addetti ai lavori la chiamano «data fabric» e si tratta in poche parole di un’architettura per i dati con le peculiarità di essere adattabile, flessibile e sicura. Per molti versi, è un nuovo approccio strategico alle operazioni di storage di classe enterprise, che consente di sfruttare al massimo le risorse in cloud, i sistemi «core» e i dispositivi edge e IoT. Il vantaggio? Fornire un’integrazione flessibile e resiliente delle fonti dati attraverso le piattaforme (e gli utenti) aziendali, rendendo le informazioni disponibili ovunque sia necessario, indipendentemente da dove queste vivono e risiedono.
E là dove entrano in gioco le tecnologie di analytics, ecco che una «data fabric» può aiutare gli It manager a utilizzare e modificare i dati risparmiando fino al 70% sugli oneri di gestione. I vantaggi di un’architettura componibile che integra servizi distribuiti e disparati si possono cogliere anche in termini di sicurezza. L’applicazione di sistemi «Cybersecurity Mesh» sarà lo strumento che permetterà a soluzioni stand-alone di lavorare insieme per migliorare il livello di protezione complessivo, velocizzando la verifica di parametri chiave come identità, contesto e compliance.
Piattaforme cloud-native e applicazioni componibili
Costruire nuove architetture applicative – resilienti, elastiche e agili – per rispondere meglio al rapido cambiamento abilitato dalla trasformazione digitale: è uno dei «mantra» che gli It manager sono chiamati a osservare e le piattaforme cloud native sono la risposta tecnologica a questa esigenza. L’obiettivo finale è quello di superare i limiti del tradizionale approccio «lift-and-shift» al cloud, che permette di spostare un’applicazione con i propri dati associati dal data center on premise alla nuvola senza doverla riprogettare ex novo. Un’altra tendenza che snellirà secondo gli esperti il lavoro dei reparti informatici sono le applicazioni componibili realizzate con componenti modulari di tipo «business centric», che rendono più facile l’uso e il riuso del codice accelerando il time to market delle soluzioni software.
Intelligenza decisionale e iper-automazione
Modellare ogni decisione come un insieme di processi, ricorrendo agli strumenti di intelligence e di analitica avanzata per perfezionare questo processo, è il punto di arrivo di quella che Gartner definisce – molto concretamente e senza grande fantasia – «intelligenza decisionale». Il prossimo passo? Automatizzare questa intelligenza attraverso l’uso di analisi aumentate, simulazioni e ovviamente gli algoritmi. Ceo e Cio dovranno quindi familiarizzare con un altro termine che diventerà presto ricorrente: iper-automazione, e cioè un approccio disciplinato e guidato dal business per identificare ed esaminare rapidamente il maggior numero possibile di processi aziendali e It, all’insegna di scalabilità, operatività da remoto e discontinuità (disruption) dei modelli di business esistenti.
Sistemi autonomici e algoritmi generativi
L’intelligenza artificiale sarà sempre più pervasiva all’interno dei processi aziendali, e la sua ingegnerizzazione ne favorirà l’erogazione e l’utilizzo per alimentare organizzazioni che saranno sempre più distribuite e orientate a un modello di business digital-first (per soddisfare la domanda di servizi virtuali dei consumatori) e remote-first (per gestire i luoghi di lavoro ibridi). E di capacità avanzate di machine learning sono farcite infine due tendenze che guardano anche oltre il 2022, i sistemi autonomici e l’Ai generativa. I primi imparano dal loro ambiente e modificano dinamicamente e autonomamente i loro algoritmi in tempo reale per ottimizzare il loro comportamento in ecosistemi complessi. La seconda riconosce gli artefatti dai dati e genera creazioni simili all’originale mettendo a disposizione delle aziende il potenziale per realizzare nuove forme di contenuto innovativo (come i video) e per accelerare i cicli di ricerca e sviluppo in campi come la medicina.
Fonte il Sole 24 Ore del 02/01/2022
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