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Digital Europe programme: ok dal Parlamento Ue al piano da 9 miliardi di euro

di Flavio Fabbri

Cinque i settori chiave previsti: supercomputer (2,7 miliardi di euro), intelligenza artificiale (2,5 miliardi), cybersicurezza e fiducia (2 miliardi), competenze digitali (700 milioni), promozione delle tecnologie digitali nell’economia e nella società (1,3 miliardi). 

Le crescenti e sempre più complesse sfide digitali vanno allineate da una parte al bilancio dell’Unione europea, dall’altra però anche alle competenze e le aspettative di cittadini e imprese. Il Parlamento europeo ha votato e approvcato nei giorni scorsi il Programma europeo digitale e il piano di finanziamento allegato da 9,2 miliardi di euro per il periodo 2021-2027.

Obiettivo del programma, si legge in una nota di Strasburgo, è “assicurare che tutti gli europei abbiano le competenze e le infrastrutture necessarie per rispondere a tutte le sfide digitali della loro vita privata e professionale”.
“Per troppi anni, il settore tecnologico europeo è rimasto indietro rispetto ad altri paesi come gli Stati Uniti e la Cina. Abbiamo bisogno di un approccio coerente nell’Unione europea e di un investimento ambizioso per garantire una soluzione allo squilibrio cronico tra la crescente domanda di tecnologie di ultima generazione e l’offerta disponibile in Europa”, ha dichiarato la responsabile della relazione Angelika Mlinar, eurodeputata austriaca dei Democratici e liberali per l’Europa.
“Possiamo contare sull’eccellenza europea nel campo della ricerca e dell’innovazione, ma per le nostre aziende, soprattutto le piccole e medie imprese, è ancora difficile accedere e trarre vantaggio dalle nuove soluzioni. Questo Programma è stato concepito precisamente per affrontare il problema della scarsa diffusione delle tecnologie di sperimentazione esistenti. Siamo sulla buona strada per dare uno dei più promettenti e necessari finanziamenti al futuro dell’Europa”
, ha poi aggiunto Mlinar.

Cinque i settori chiave previsti dal programma: supercomputer (2,7 miliardi di euro di finanziamenti), intelligenza artificiale (2,5 miliardi), cybersicurezza e fiducia (2 miliardi), competenze digitali (700 milioni di euro) e promuovere l’uso delle tecnologie digitali nell’economia e nella società (1,3 miliardi di euro).
Nelle speranze di Bruxelles, lo strumento è parte integrante di una “strategia volta a sviluppare ulteriormente il potenziale tecnologico del mercato digitale unico. Tale strategia potrebbe portare a una crescita annuale pari a quattro milioni di posti di lavoro e a €415 miliardi nell’economia europea e, al contempo, far crescere il valore competitivo dell’Unione europea nel panorama internazionale”.

Fonte: Key4biz.it del 29/04/2019

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Sull’addio alle ricette cartacee, parla al Secolo.it Andrea Bisciglia cardiologo e responsabile dell’Osservatorio Sanità Digitale della Fondazione Aidr. “Ci opporremo fermamente a qualsiasi tentativo di polemizzare strumentalmente su queste iniziative – spiega – perché crediamo che il cambiamento sia indispensabile per costruire una sanità più efficiente e inclusiva. Il nostro impegno è rivolto a difendere chi lavora per una Nazione migliore”. Dottor Bisciglia, il Governo italiano ha annunciato che dal 2025 sarà attuato l’articolo 54 della Legge di Bilancio, portando a termine il processo di dematerializzazione delle ricette mediche. Qual è il significato di questo cambiamento per il rapporto tra cittadini e Servizio Sanitario Nazionale? Questo cambiamento rappresenta una vera e propria rivoluzione nel modo in cui i cittadini accedono ai farmaci e ai servizi sanitari. La dematerializzazione delle ricette mediche semplifica radicalmente la vita dei pazienti, eliminando la necessità di recarsi fisicamente negli studi medici per ottenere la prescrizione cartacea. A partire dal 2025, i medici potranno inviare le ricette in formato digitale tramite e-mail, WhatsApp o altre modalità elettroniche, rendendo il processo molto più rapido ed efficiente. Si tratta di un passo fondamentale verso una sanità più moderna e accessibile.
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