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Fatti e leggende su 5G, Huawei e spionaggi. Parla il prof. Giustozzi

di Marco Orioles

La provocazione del presidente Agcom (“bisogna solo scegliere se essere spiati, tra virgolette, dai cinesi o dagli americani”) commentata e analizzata dal prof. Corrado Giustozzi, uno dei massimi esperti di cybersecurity, mentre non si attenua la polemica Usa contro Huawei.

Le affermazioni fatte la settimana scorsa dal presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), Angelo Marcello Cardani, durante l’audizione in commissione Trasporti della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, riaprono il dibattito sulla sicurezza delle comunicazioni in una rete complessa, ma destinata a mutare tutte le coordinate della nostra esistenza, come il 5G.

Quando Cardani dice che “bisogna solo scegliere se essere spiati, tra virgolette, dai cinesi o dagli americani”, non fa altro che infilare il dito in una piaga insanabile. E la piaga in questione è rappresentata dall’intrinseca vulnerabilità di qualsiasi tecnologia della comunicazione, che non da oggi è soggetta a prassi di intercettazione e, dunque, allo spionaggio.

Che cosa pensa Corrado Giustozzi che la cybersecurity la conosce come le proprie tasche?

Esperto di sicurezza cibernetica presso l’Agenzia per l’Italia Digitale (presidenza del Consiglio) per lo sviluppo del Computer Emergency Response Team della Pubblica Amministrazione (CERT-PA), membro dell’advisory group dell’Agenzia dell’Unione Europea per la Cybersecurity (ENISA), e titolare di docenze all’Università Campus Biomedico, alla Link Campus University, alla Sioi, alla Sapienza e alla Luiss, Giustozzi evoca, in questa conversazione con Start Magazine, le lontane radici di un problema che assillava già i Papi e i Dogi: proteggere le proprie comunicazioni militari e diplomatiche dagli sguardi indiscreti delle cancellerie rivali, ma anche violare quelle di queste ultime.

Ci sono, certamente, differenze non marginali tra lo spionaggio praticato nel Rinascimento e quello reso possibile dalle odierne tlc, che – come sottolinea Giustozzi – consentono un’inquietante pesca “a strascico” e “di massa”. È il problema che devono affrontare oggi i governi nel decidere a chi affidare la realizzazione del 5G, sullo sfondo dei moniti di Washington sui rischi posti da Huawei e, ora, anche delle parole di Cardani. Parole a cui Giustozzi aggiunge una serie di chiose, precisazioni e integrazioni tutte da leggere.

Prof. Giustozzi, che impressione le suscitano le dichiarazioni del presidente Agcom?

Sono sostanzialmente d’accordo con Cardani quando dice che dobbiamo solo decidere da chi farci intercettare. È una battuta che io faccio da anni, con la differenza che, tra i possibili intercettatori, io annovero oltre a Cina e Usa anche potenze come Russia o Israele. Stiamo d’altra parte parlando di un gioco antichissimo. Da sempre infatti i governi hanno spiato tutti gli altri governi, amici e nemici, in tempo di pace come in tempo di guerra.

Un gioco vecchio come l’umanità, insomma.

Certo. Ricordo che la crittografia moderna è nata durante il Rinascimento più o meno contemporaneamente nella Repubblica di Venezia e nello Stato Pontificio, con lo scopo di proteggere le comunicazioni diplomatiche. Era pratica comune di tutti i governi intercettare le comunicazioni diplomatiche degli ambasciatori esteri sul proprio territorio, nonché fare l’inverso, ossia proteggere le comunicazioni diplomatiche dei propri ambasciatori all’estero da intercettazioni dello Stato ospitante.

 

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