Guida alla trasformazione digitale dei Comuni, il decalogo di Luca Attias
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“L’ABC della trasformazione digitale”, cioè un percorso ragionato in dieci punti per l’innovazione della PA, in cui trovare le principali soluzioni digitali che ogni Comune d’Italia può adottare per trasformarsi in un’amministrazione virtuosa. I fondi ci sono, serve un piano.
La transizione al digitale è un percorso complesso, soprattutto se ad affrontarla è un’amministrazione pubblica locale, un Comune ad esempio. Grazie a questo tipo di innovazione, la Pubblica amministrazione (Pa) locale ha la possibilità di migliorare i servizi, evitare gli sprechi, risparmiare risorse; i cittadini vedono finalmente rispettati i propri diritti e si sentono facilitati nel rispondere ai propri doveri; in linea di massima, il Sistema Paese nel suo insieme può fare del digitale un vero motivo di eccellenza e sviluppo, tale da riuscire a sconfiggere con la trasparenza tanti e gravi problemi, a partire dalla corruzione.
Il Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, Luca Attias, ha pubblicato ieri sul blog del Team per la trasformazione digitale, una piccola ma esauriente guida alla digital transformation delle PA locali. Dieci punti chiave in cui sono raccolte le principali soluzioni digitali che ogni Comune d’Italia può adottare per trasformarsi in un’amministrazione virtuosa.
I fondi ci sono e già questa è una buona notizia, il resto è un mix di buona volontà politica, competenze, determinazione e audacia nello sfidare colli di bottiglia e barriere in campo burocratico.
Di seguito quello che Attias ha definito “L’ABC della trasformazione digitale”, cioè la guida al percorso di innovazione dei Comuni in dieci punti chiave:
punto uno, entrare nell’Anagrafe nazionale della popolazione residente, che vuol dire smettere di gestire i dati anagrafici dei cittadini in autonomia, con i propri server o archivi cartacei, e passare a un sistema centralizzato, più efficace, sicuro, aggiornato e in grado di interagire con altre Pubbliche Amministrazioni e con i servizi digitali;
punto due, attivare i pagamenti digitali con pagoPA, la piattaforma per i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione, che risolve gran parte dei problemi (incassi, gestione risorse, assicurazioni, convenzioni) e abbatte i relativi costi, mettendo a disposizione dei Comuniun sistema gratuito, semplice e sicuro per automatizzare i pagamenti, gli incassi e la riconciliazione (elenco dei vantaggi di pagoPA);
punto tre, Iintegrare il sistema unico di identità digitale, lo SPID, sistema unico di autenticazione per usare i servizi pubblici online. I cittadini possono dotarsi di un’identità SPID (ovvero un nome utente e una password connessi al proprio smartphone) attraverso dei fornitori privati (qui l’elenco) e usare queste credenziali come sistema di riconoscimento per accedere a qualsiasi servizio online della PA. Ad oggi sono circa quattromila le amministrazioni locali che permettono di accedere ad almeno uno dei propri servizi attraverso SPID (qui l’elenco);
punto quattro, erogare la Carta d’identità elettronica (CIE), che consente di adottare i migliori standard di sicurezza e anticontraffazione disponibili e può essere utilizzato come strumento di autenticazione (come una sorta di badge) per accedere a servizi fisici (biblioteca, trasporti, stadio…) o online;
punto cinque, utilizzare software open source come vuole il Codice dell’Amministrazione Digitale, che è obbligatorio per tutti i Comuni (e le altre Pubbliche Amministrazioni), sia nel rendere disponibile in open source tutto il software che si commissiona (o si modifica); sia nel fare una valutazione comparativa prima di acquisire nuovo software, per controllare che non sia già disponibile un prodotto analogo, rilasciato da altre Pubbliche Amministrazioni o reperibile con licenza open source;
punto sei, utilizzare infrastrutture condivise e servizi in cloud, che per un Comune significa individuare alcuni servizi che possono essere affidati a dei fornitori esterni, che gestiscono servizi identici per altri Comuni e questi si dovranno occupare autonomamente di gestire e manutenere le proprie infrastrutture, aggiornare il software e garantirne il funzionamento, in modo molto più efficiente ed economico, grazie alle forti economie di scala che si possono ottenere aggregando i servizi su hardware condiviso (l’elenco degli operatori abilitati per erogare servizi in cloud e il catalogo dei servizi Cloud per la PA qualificati);
punto sette, offrire ai cittadini servizi digitali grazie all’integrazione di SPID, pagoPA e ANPR, che mettono in condizione un Comune di ripensare i servizi e di proporli direttamente online, ad esempio attraverso i siti dell’ente, che a sua volta significa permettere ai cittadini di poter pagare online le multe o la Tari, di chiedere online il permesso per la Ztl, di iscrivere un figlio all’asilo, di ottenere un certificato, senza recarsi ogni volta allo sportello;
punto otto, uniformare i servizi digitali alle linee guida di design, perché i servizi digitali funzionano quando rispondono ai bisogni reali delle persone, in modo semplice, rapido e intuitivo, e questo vale per una pagina informativa del sito di un Comune, così come per un servizio più complesso (es. la prenotazione online di un appuntamento, o la compilazione di un form per l’iscrizione a un servizio);
punto nove, prepararsi ad entrare in IO, l’app dei servizi pubblici, canale unico a disposizione di tutte le PA per veicolare i propri servizi e raggiungere i cittadini direttamente su smartphone, attraverso appunto un’app intuitiva e semplice da utilizzare, con comunicazioni, notifiche, richieste di pagamento, promemoria e altri servizi;
punto dieci, pubblicare i propri dati, in maniera semplice, chiara e accessibile a tutti e soprattutto i dati aperti o open data, perché la trasparenza è un dovere per qualsiasi Pubblica Amministrazione, che corrisponde al diritto dei cittadini di avere accesso alle informazioni, agli atti, ai documenti, ai dati pubblici.
Fonte: Key4biz.it del 15/05/2019
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