Introduzione di una nuova materia sull’innovazione tecnologica e libro bianco di Assolombarda e Confindustria Canavese
di Fulvio Oscar Benussi socio AIDR
Nell’articolo commenteremo la proposta della ministra Pisano di prevedere una nuova materia sull’innovazione tecnologica nei curricoli di ogni ordine e grado di scuola e il libro bianco, “Investire sul capitale umano”, a cura di Assolombarda e Confindustria Canavese di cui consigliamo la lettura integrale[1]. Le riflessioni proposte nell’articolo nascono dal confronto con i documenti della ministra e di Assolombarda, e le esperienze scolastiche vissute in prima persona dall’autore dell’articolo e relative ad anni di sperimentazione didattica nella scuola secondaria di secondo grado.
La ministra dell’Innovazione tecnologica Paola Pisano nella Lettera al Direttore e pubblicata dal quotidiano La Repubblica il 29 agosto scorso[2], ha proposto l’introduzione tra le materie insegnate a scuola di una nuova disciplina sull’innovazione tecnologica. La proposta origina dalla grande arretratezza relativamente al possesso di competenze digitali, evidenziata dal pessimo posizionamento dell’Italia nell’indice DESI recentemente pubblicato[3], che stima la digitalizzazione di economie e società negli Stati dell’Unione Europea.
Anche il libro bianco di Assolombarda e Confindustria Canavese propone una sua diagnosi: La diffusione di pratiche didattiche obsolete – basate sulla lezione frontale e aliene al lavoro di gruppo e alla ricerca autonoma di soluzioni ai problemi posti – non riguarda solo l’Istruzione professionale, ma è uno dei principali fattori di ritardo di tutta la scuola italiana: dipende da un corpo docente antiquato nell’insegnamento; dall’assenza di incentivi a formarsi alle pratiche più avanzate, come potrebbero essere gli avanzamenti di carriera; da un’organizzazione del lavoro incentrata sull’idea che l’insegnante debba lavorare in splendido isolamento anziché in squadra con i colleghi (con l’eccezione della scuola primaria); da orari di lavoro ridotti, che lasciano la preparazione delle lezioni e dei materiali all’iniziativa individuale, senza alcuna verifica da parte del dirigente scolastico; da meccanismi di selezione e formazione iniziale dei docenti che non attribuiscono alcun peso alla capacità didattica, ma sono unicamente tarati sulle conoscenze disciplinari.
A tale riguardo segnaliamo un nostro articolo “Insegnamento difensivo: una possibile concausa del cattivo posizionamento italiano nel DESI 2020” pubblicato da ForumPa[4] il 17 luglio scorso in cui segnalavamo le “ostilità culturali” degli insegnanti e le vigenti norme contrattuali tra le possibili ragioni di tale arretratezza e del conseguente cattivo posizionamento dell’Italia in DESI. L’immagine utilizzata nell’articolo per illustrare cosa intendiamo con insegnamento difensivo la riproponiamo in figura 1.
Crediamo che la proposta di inserire una nuova disciplina relativa all’innovazione tecnologica possa essere utile a patto che non crei una giustificazione per gli altri insegnanti di delegare al solo docente di tale materia l’utilizzo di strumenti digitali nella didattica[5]. Perché ci siano dei risultati significativi, invece, sarà necessario che anche gli altri insegnamenti vengano coinvolti nell’innovazione; la stessa ministra afferma che la sua proposta, se fatta propria dal MIUR: “Offrirebbe occasioni di aggiornamento professionale al nostro prezioso corpo insegnante”
Il “senso” di una didattica digitale non dovrebbe però essere quello di imparare e poi insegnare oltre alla disciplina di cui si è titolari anche dei software. Sarà invece necessario che agli insegnanti, nei percorsi di formazione loro dedicati, vengano illustrate, e se possibile fatte provare, le potenzialità dei software proposti non come oggetti a se’ stanti, ma come strumenti a supporto dell’insegnamento disciplinare[6].
La necessità di rinnovamento della scuola emerge, con forza, anche nel libro bianco di Assolombarda. Troviamo assolutamente condivisibile il passaggio in cui il testo afferma che la scuola italiana deve cambiare: le tendenze demografiche e i mutamenti tecnologici, da un lato, i modesti risultati di apprendimento degli studenti a partire dalla scuola media, dall’altro, rendono improcrastinabile una profonda revisione dei contenuti e dei metodi di insegnamento e dell’organizzazione stessa della scuola. […] la più convincente sulla base dell’evidenza internazionale è quella del passaggio al tempo pieno in tutti gli ordini scolastici, che permette di utilizzare metodi didattici innovativi e di personalizzare maggiormente i percorsi di studio, offrendo corsi di sostegno e di potenziamento nelle varie materie a chi ne ha bisogno[7].
Relativamente all’opportunità di utilizzare metodi didattici innovativi segnaliamo che qualcosa potrebbe essere fatta fin da subito senza dovere attendere i tempi di una riforma che prolunghi il tempo scuola diffondendo il tempo pieno a tutti gli ordini e gradi di scuola.
Nell’attuale situazione si potrebbe infatti imporre che nella strutturazione dell’orario delle lezioni si debba operare affinché le lezioni, per tutte le materie curricolari, abbiano una durata minima di 2 ore consecutive[8]. Ciò consentirebbe di svolgere, con agio, esercitazioni di didattiche attiva e attività laboratoriali. Per ottenere questo risultato andrebbe valutata anche la possibilità di poter predisporre l’orario delle lezioni su base bisettimanale anziché esclusivamente settimanale[9]. La segmentazione dell’orario scolastico in blocchi di due ore per ogni disciplina potrebbe, fin da subito, favorire il superamento di metodologie di insegnamento che in Italia risultano le più antiquate in Europa: sono ancora largamente basate su didattiche di tipo trasmissivo (lezione frontale), con poco spazio per simulazioni, esperienze laboratoriali, lavori di gruppo, ricerca di soluzioni ai problemi, etc[10].
Una transizione auspicata da successivi documenti normativi ministeriali, ma ancora da realizzare, è quella del passaggio da una scuola dei contenuti a una scuola delle competenze. Le nuove tecnologie relativizzano l’importanza delle nozioni memorizzate ed enfatizzano la necessità di acquisire, da parte degli studenti, la capacità di reperire e utilizzare le tecnologie e le informazioni reperibili in rete sapendo vagliare le fonti anche al fine di diminuirne la permeabilità alla diffusione di falsità e teorie complottiste.
L’evidenza internazionale e l’esperienza degli ultimi mesi mostra che, da sola, la presenza di lavagne interattive multimediali, computer, tablet e connessioni alla rete non garantisce un miglioramento dei risultati scolastici: se si continua a insegnare in modo tradizionale, fa poca differenza che la lavagna sia interattiva o di ardesia[11]
Questa osservazione purtroppo è stata confermata anche nell’esperienza della didattica a distanza che nella maggioranza dei casi è stata realizzata con lezioni tradizionali trasmissive diffuse dagli insegnanti attraverso piattaforme di video conferenza.
Anche la ministra Pisano sottolinea che la nuova disciplina sull’innovazione tecnologica dovrebbe permettere ai ragazzi di disporre, in maniera sistematica, di competenze digitali utili sia per il lavoro sia nella vita quotidiana. Per bambini e adolescenti lo studio dovrebbe riguardare, oltre alle opportunità, le insidie della Rete e il rispetto della dignità altrui sul web.
Queste competenze di cittadinanza dovrebbero già essere oggetto delle attività didattiche relative alla disciplina di educazione civica recentemente inserita per legge nell’ordinamento scolastico. Nell’articolo sull’introduzione di tale disciplina[12] indicavamo la necessità di proporre l’acquisizione di competenze attraverso attività laboratoriali per evitare il rischio di attuare una mera “trasmissione di conoscenze”.
E’ questo il rischio che si potrebbe correre anche la nuova disciplina sull’innovazione tecnologica. Per approfondire come operare didatticamente per sviluppare competenze relative all’innovazione tecnologica segnaliamo in nota alcuni nostri contributi reperibili in Internet[13]
Una modalità di sviluppo dell’innovazione scolastica verso la digital transformation la cui efficacia è già stata verificata è quella relativa ai percorsi di alternanza scuola-lavoro.
A questo riguardo nel libro bianco di Assolombarda si afferma che […] Diverse esperienze realizzate sui territori dimostrano come l’innovazione delle professionalità funzionali alla digital transformation non nasce solo nelle imprese o solo nelle strutture dell’Education, ma è – quasi sempre – frutto di una collaborazione costruttiva tra questi due mondi
[…] Per questo acquisiscono un ruolo centrale le esperienze in cui istituzioni formative e aziende si affiancano per completare e integrare conoscenza teorica ed esperienza professionale, così da generare competenze innovative.[14]
In tale ambito segnaliamo l’urgenza che la scuola favorisca l’acquisizione da parte dei giovani di una maggiora consapevolezza e facciamo qui riferimento allo svolgimento di attività didattiche relative alla private web reputation, al self assessment[15], ai criteri con cui può avvenire la selezione del personale, all’Applicant Tracking System[16], ed anche alle modalità di predisposizione del curriculum vitae e del profilo Linkedin.
di Fulvio Oscar Benussi socio AIDR
NOTE
[1] Il libro bianco di Assolombarda e Confindustria Canavese può essere scaricato al link: https://www.assolombarda.it/servizi/formazione/documenti/il-futuro-della-formazione
[2] https://www.repubblica.it/cronaca/2020/08/29/news/scuola_innovazione_tecnologia_giovani-265733436/?refresh_ce
[3] https://digital-agenda-data.eu/datasets/desi/visualizations
[4] https://www.forumpa.it/temi-verticali/scuola-istruzione-ricerca/insegnamento-difensivo-una-possibile-concausa-del-cattivo-posizionamento-italiano-nel-desi-2020/
[5] Lo stesso dubbio è stato espresso da Marco Gui, docente Sociologia dei media Università Milano-Bicocca in
Cultura digitale a scuola. Bene la proposta di Pisano ma la “nuova materia” non funziona https://www.key4biz.it/cultura-digitale-a-scuola-bene-la-proposta-di-pisano-ma-la-nuova-materia-non-funziona/319197/
[6] Nel libro bianco alle pagine 124 e 125 sono pubblicati in due tabelle di dati resi disponibili dal MIUR sui finanziamenti effettuati per la formazione degli insegnanti nel contesto del Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD). A tali finanziamenti vanno aggiunte le iniziative formative promosse dalle scuole e i fondi trasferiti ai singoli docenti con la “Card del docente” (500 € all’anno) che si auspicava venisse utilizzata per seguire percorsi di formazione dei docenti che facilitassero la transizione al digitale della didattica.
[7] dal libro bianco di Assolombarda e Confindustria Canavese (paragrafo 2.2)
[8] Se richiesto dai docenti dovrebbe essere favorita anche una strutturazione oraria che consenta di svolgere anche 3 ore di lezione consecutive per una singola materia
[9] Grazie all’autonomia tale scelta può essere liberamente effettuata da ogni scuola
[10] Liberamente tratto dal libro bianco di Assolombarda e Confindustria Canavese (paragrafo 2.2)
[11] dal libro bianco di Assolombarda e Confindustria Canavese pag.74
[12] Per chi fosse interessato segnalo: “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica a scuola: ambiziosa la finalità, ma ci sono alcune criticità da non sottovalutare”
[13] Come sviluppare in classe competenze digitali e capacità critiche: la sfida, https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/come-sviluppare-in-classe-competenze-digitali-e-capacita-critiche-la-sfida/
Qual è la percezione dei ragazzi sulla loro privacy e sul consenso alla cessione dei dati che esprimono sui social network? http://www.aidr.it/qual-e-la-percezione-dei-ragazzi-sulla-loro-privacy-e-sul-consenso-alla-cessione-dei-dati-che-esprimono-sui-social-network/
Competenze utili per il lavoro: imparare il multitasking http://www.forumpa.it/scuola-istruzione-e-ricerca/competenze-utili-per-il-lavoro-imparare-il-multitasking
Analfabetismo funzionale, innovare la Scuola per combatterlo: i passi necessari https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/analfabetismo-funzionale-innovare-la-scuola-per-combatterlo-i-passi-necessari/
Nel libro “Digital Education – ricerche, pratiche ed esperienze nei mondi mediali”, pubblicato dalla casa editrice Aracne è presente il contributo realizzato con Annamaria Poli dell’Università degli studi di Milano Bicocca: “L’educazione digitale attraverso modalità innovative di fare lezione” https://www.mondadoristore.it/Digital-education-Ricerche-na/eai978882552638/
Smartphone a scuola anche per educare contro le fake news https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/smartphone-a-scuola-anche-per-educare-contro-le-fake-news/
Come cambia la scuola con la media education http://www.forumpa.it/scuola-istruzione-e-ricerca/come-cambia-la-scuola-con-la-media-education?utm_source=newsletter&utm_medium=SCUOLA&utm_campaign=MAILUP
Studenti on line: dall’innocenza tradita alla consapevolezza ritrovata, OPPInformazioni, Milano, 116 (2014), 66-72
[14] Vedere il paragrafo 4.1 del Libro bianco cfr nota 1
[15] Un video esplicativo: https://www.youtube.com/watch?v=Qo_5dJ-dlIQ
[16] Un Applicant Tracking System, solitamente conosciuto come ATS, è un software progettato per garantire una gestione efficace e completa del recruiting in azienda. E’ anche conosciuto come Applicant Tracking Software o Candidate Management System (https://www.youtube.com/watch?v=qpTCUOpabM4)
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