La Francia vieta gli smartphone a scuola. E in Italia?
L’uso dei telefoni cellulari sarà proibito nelle scuole francesi a partire dall’autunno del 2018. La notizia è stata annunciata dal ministro dell’educazione francese, Jean-Michel Blanquer.
La legge francese prevede già il divieto di usare lo smartphone durante qualsiasi attività didattica e nei luoghi previsti dal regolamento interno dei singoli istituti, tuttavia resta la difficoltà pratica di far rispettare la norma, soprattutto nelle scuole secondarie, come lamenta il segretario generale del Sindacato nazionale degli insegnanti. Il ministro sottolinea l’importanza dei cellulari come strumento di comunicazione per le emergenze, per il contatto tra famiglia e alunno e per eventuali scopi didattici, ma fa notare anche come negli ultimi anni gli smartphone abbiano letteralmente invaso le aule di scuola compromettendo il normale svolgimento delle lezioni.
Jean-Michel Blanquer ha riferito che: «Stiamo lavorando sulla questione, ci sono già scuole che vietano l’uso dello smartphone in classe». Oltre a promuovere un miglior ambiente di apprendimento, l’iniziativa rientra nelle promesse della campagna elettorale del presidente Emmanuel Macron e mira a migliorare le condizioni di salute degli alunni.
«Non é salutare per i più piccoli passare tanto tempo davanti allo schermo», ha proseguito il ministro. Nonostante il divieto, sarà possibile tenere i cellulari in appositi armadi per poterli utilizzare solo in caso di necessità. Nella medesima intervista il ministro ha fatto riferimento al possibile reintegro delle uniformi, che al momento possono essere utilizzate dalle istituzioni che lo desiderano. Tra i docenti c’è comunque chi non vieta del tutto l’uso del cellulare in classe, ovviamente in modo limitato e ragionevole, come ausilio nella ricerca didattica. Nei prossimi mesi sarà possibile vedere se la legge sarà applicata realmente e, nel caso, in che modo.
E in Italia? Anche da noi finora, in base alla circolare Fioroni del 2007, l’uso del cellulare in classe era vietato. Ma la ministra Valeria Fedeli la pensa diversamente e, ritenendo il semplice divieto «troppo drastico» (o comunque inutile, visto che uno studente su due ammette di usarlo), ha messo in piedi un tavolo di esperti che entro la fine di gennaio dovrà stendere delle linee guida per l’uso dei dispositivi personali a scopo didattico. «Il nostro obiettivo – spiega Carmela Palumbo del Miur al Corriere – è individuare quelle pratiche innovative che alcuni istituti d’avanguardia hanno già sperimentato con successo e offrirle alle altre scuole».
Sempre sul giornale di Via Solferino alcuni esperti hanno espresso tesi diverse. Basta con la contrapposizione fra apocalittici e integrati, il mondo digitale secondo Fedeli può diventare addirittura «il principale alleato della scuola di qualità». Non la pensa così il pedagogista Daniele Novara: «Autorizzare lo smartphone a scuola è come dare dell’acqua a uno che sta affogando. Ma lo sanno al Miur che i ragazzi non dormono più la notte per stare attaccati al cellulare? Ci sono fior di studi che dimostrano come l’uso della tastiera non attivi le stesse sinapsi della scrittura manuale. In parole povere, faccia funzionare meno il cervello».
Che il cellulare possa essere un elemento di distrazione lo riconosce anche Dianora Bardi, membro dell’altro gruppo di lavoro del Miur, quello sulle pratiche innovative: «Ma siamo sicuri che a muovere la mano dei ragazzini sulla tastiera nascosta sotto il banco non sia la noia per un insegnamento solo frontale che ormai ha fatto il suo tempo?». «Non voglio demonizzare i telefonini – replica il pedagogista Raffaele Mantegazza – ma trovo banale questa rincorsa delle mode. Perché la scuola non pensa a recuperare pratiche in disuso come scrivere delle lettere? Oggi i ragazzi, abituati a WhatsApp, si dimenticano perfino di firmare il compito».
Fonte: http://bit.ly/2AARUZU
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