“Lavoro 4.0”, convegno Aidr: formazione per sviluppo digitale P.A.
Incontro al Tempio di Adriano, a Roma, con istituzioni, associazioni categoria ed esperti del settore
Tridico (Inps): contrastare la disoccupazione tecnologica investendo in formazione
Fantinati: informatizzare la burocrazia, non burocratizzare l’informatica
Roma, 11 ottobre – È necessario sostenere sviluppo e diffusione di nuovi modelli d’istruzione e formazione, che sappiano valorizzare gli skills tecnologici di occupati e disoccupati. In Italia, negli ultimi anni, abbiamo assistito a uno scatto di consapevolezza e di interesse delle istituzioni verso le competenze e le figure professionali necessarie alla trasformazione digitale della PA e delle imprese, ma sono necessarie ed urgenti strategie e politiche mirate. È l’indicazione emersa dal convegno “Lavoro 4.0, l’innovazione digitale e le nuove frontiere, PA quali scenari, quali prospettive”, tenutosi ieri al Tempio di Adriano, organizzato dall’Aidr (Associazione italian digital revolution), in cui si sono confrontati istituzioni, associazioni di categoria ed esperti del settore. Un incontro, moderato dal giornalista Alessio Postiglione, a cui ha preso parte anche il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che ha subito tracciato la rotta da seguire: “Per contrastare la disoccupazione tecnologica è necessario investire in formazione”.
“Dobbiamo aiutare il sistema delle imprese a supportare l’innovazione, che è il vero cambio di passo che serve all’Italia”, ha inquadrato poi il deputato Mattia Fantinati, ex sottosegretario alla P.A. La classe politica, ha aggiunto, deve adoperarsi per “informatizzare la burocrazia, non burocratizzare l’informatica, come si è spesso fatto. Per questo, dobbiamo puntare molto anche sulla formazione”.
“Andare verso il Lavoro 4.0 significa mettere in campo un mix di politiche che da una parte incentivano le imprese e la Pa alla trasformazione digitale, dall’altra consentono l’entrata nelle organizzazioni di nuovo figure professionali e la riqualificazione dei lavoratori da ricollocare”, ha dichiarato Cesare Avenia, presidente Confindustria digitale. “Quindi bene la decisione del governo di far diventare Impresa 4.0 una misura strutturale, così come auspichiamo che la recente misura del contratto di espansione, oggi introdotta in via sperimentale, diventi anch’essa strutturale applicabile anche alle Pmi”, ha rimarcato.
“È importante che le Regioni utilizzino i fondi strutturali e in particolare il Fondo sociale per finanziare corsi di formazione utili per favorire l’inserimento nel mercato del lavoro. In vista di una crescente digitalizzazione del lavoro, sarebbe opportuno investire in corsi per formare esperti digitali e non sprecare i fondi in corsi inutili”, ha ammonito dal canto suo Manuela Conte, capo del settore stampa della Commissione europea in Italia.
“Bisogna trovare nella digitalizzazione un’opportunità di sviluppo ed evoluzione del diritto del lavoro, anche attraverso l’innovazione della tradizionale idea di subordinazione e, in particolare, di eterodirezione e controllo dei dipendenti”, ha affermato invece Sergio Codella, giuslavorista e segretario generale dell’Aidr.
“Questo convegno – ha spiegato infine Mauro Nicastri, dell’Agenzia per l’Italia Digitale e presidente Aidr – capita nel momento in cui da un recente studio del Centro di Ricerca della Commissione europea sulla trasformazione del mondo del lavoro emerge che il 40% degli occupati è senza competenze digitali. Il documento, appena pubblicato, analizza l’impatto della tecnologia sui mercati del lavoro e la necessità di adattare le politiche in materia di istruzione per rafforzare le competenze digitali. Il 14% circa dei lavoratori nei Paesi Ocse (Organizzazione internazionale del commercio e dello sviluppo) è a rischio disoccupazione tecnologica. Si va da un minimo del 6% in Norvegia ad un massimo del 33% in Slovacchia. In Italia il rischio è calcolato tra il 13,7% ed il 15,6%”.
“Nel nostro Paese, negli ultimi anni abbiamo assistito a uno scatto di consapevolezza e di interesse delle istituzioni verso le competenze e le figure professionali necessarie alla trasformazione digitale. Così, tra il 2017 e il 2018 è stato pubblicato dall’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) un documento riassuntivo che definisce le nuove figure professionali utili alla trasformazione digitale della PA, con l’intento di offrire lo stesso strumento utile anche alle piccole e medie imprese. Occorre quindi – ha concluso Nicastri – programmare strategie politiche mirate per valorizzare gli skills tecnologici di occupati e disoccupati”.
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