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Parte dall’India la rivoluzione di WhatsApp: obbligatorio condividere i dati con Facebook

Chi non accetta le nuove condizioni del contratto non potrà più utilizzare la app di messaggistica. La sempre più stretta integrazione dei servizi della galassia Zuckerberg pone serie riflessioni alla privacy degli utenti
(ansa)

(ansa)

Se non accetti di condividere i tuoi dati con Facebook non potrai più usare WhatsApp. Questo è in sintesi, e senza giri di parole, il messaggio che gli utenti di WhatsApp in India hanno ricevuto stamattina 6 gennaio. Con la scusa di aggiornare gli utenti su alcuni cambiamenti chiave della privacy policy e dei Tos, i termini di servizio, l’azienda che fa capo alla galassia Facebook ha chiarito che in assenza di tale accettazione dall’8 febbraio non potranno più usare WhatsApp.

La notifica, inviata agli utenti Android e iOS dell’app di messaggistica, avverte che: “Toccando ACCETTO (maiuscoletto originale, ndr), accetti i nuovi termini e l’informativa sulla privacy, che entreranno in vigore l’8 febbraio 2021. Dopo questa data, dovrai accettare questi aggiornamenti per continuare a utilizzare WhatsApp. Puoi anche visitare il Centro assistenza se preferisci eliminare il tuo account e desideri ulteriori informazioni”.

Un modo signorile per dire che chi non è d’accordo non potrà più usare l’app.

A prima vista appare come la consueta modifica unilaterale dei servizi all’apparenza gratuiti che usiamo per chattare, video-chiamare e scriverci via email, ma non è così. Forse per la prima volta è scritto a chiare lettere da un servizio globale come WhatsApp non si ottiene nulla per nulla e che in questo caso è solo la cessione e condivisione dei propri dati ad altre aziende e inserzionisti che permette loro di offrire servizi gratuiti.

La notizia di questo cambiamento massiccio, anticipata dal quotidiano britannico The Independent poco prima di Natale dovrebbe riguardare tutti i mercati ma non è un caso che le modifiche siano state proposte inizialmente per il mercato indiano dove WhatsApp è oggetto di una peculiare venerazione. In India l’app sostituisce il telefono per chiamarsi e la carta di debito per pagare beni, merci e servizi. È purtroppo anche un grosso vettore di notizie false, come quando nel 2018 è stata usata per diffondere false informazioni su alcuni pedofili successivamente rintracciati e uccisi dalla folla.

Per quanto riguarda i cambiamenti dei Tos e della privacy, questi ultimi sono simili agli aggiornamenti, modificati il 4 Gennaio, validi per tutti, anche per gli utenti italiani, e includono il modo in cui WhatsApp elabora i dati dell’utente, definito in maniera mai così dettagliata. Ad esempio chiariscono “In che modo le aziende possono utilizzare i servizi in hosting di Facebook per archiviare e gestire le proprie chat WhatsApp e come noi (WhatsApp) collaboriamo con Facebook per offrire integrazioni tra i prodotti aziendali di Facebook”.

E cioè, oltre al gigante dei social media, Facebook, anche Messenger, Instagram, Boomerang, Thread, e i negozi Facebook.

Nelle Faq del sito di WhatsApp inoltre si legge che: “Oltre ai servizi offerti da Facebook Inc. e Facebook Ireland Ltd, Facebook possiede e gestisce le aziende elencate di seguito, in conformità alle condizioni d’uso e normative sulla privacy di ciascuna di esse. Potremmo condividere le tue informazioni all’interno del nostro gruppo di aziende per agevolare, sostenere e integrare le loro attività e migliorare i nostri servizi.” Tra queste ce ne sono due che si occupano di pagamenti, piuttosto diffusi in India: Facebook Payments Inc. e Facebook Payments International Limited, ed è il motivo per cui una sezione è stata appositamente modificata.

Poi ci sono Facebook Technologies, LLC e Facebook Technologies Ireland Limited che gestiscono i diritti di Oculus, il visore di ultima generazione per la realtà virtuale e le attrezzatture correlate. oltre che WhatsApp Inc. e WhatsApp Ireland Limited e CrowdTangle il quale ultimo è un servizio di analisi dei comportamenti degli utenti e di “scouting” degli influencer sui social network.

Difficile rifiutare i cambiamenti imposti. Sul sito di WhatsApp si legge: “Se scegli di non fornire le informazioni necessarie per utilizzare una funzione, non sarai in grado di utilizzare la funzione. Ad esempio, non puoi condividere la tua posizione con i tuoi contatti se non ci autorizzi a raccogliere i dati sulla tua posizione dal tuo dispositivo. Le autorizzazioni possono essere gestite tramite il menu Impostazioni su dispositivi Android e iOS”, ha scritto WhatsApp.

Le modifiche che spesso colpevolmente non leggiamo sono però anche un elemento di trasparenza utile per decidere se continuare ad usare l’app o passare a un concorrente come Telegram o Signal. WhatsApp infatti correttamente comunica che “Raccogliamo informazioni sulla tua attività sui nostri Servizi […] Ciò include le informazioni sulla tua attività, il tempo, la frequenza e la durata delle tue attività e interazioni.”

“Ciò include anche informazioni su quando ti sei registrato per utilizzare i nostri Servizi; le funzionalità che utilizzi come la nostra messaggistica, chiamata, stato, gruppi (incluso nome del gruppo, immagine del gruppo, descrizione del gruppo), pagamenti o funzioni aziendali; foto del profilo, “informazioni”; quando sei stato online l’ultima volta che hai utilizzato i nostri Servizi (il tuo “ultimo accesso”); e l’ultima volta che hai aggiornato le informazioni su di te”.

In realtà WA raccoglie anche molti dati riguardo al dispositivo e ai dati di connessione: modello hardware, informazioni sul sistema operativo, livello della batteria, potenza del segnale, versione dell’app, informazioni sul browser, rete mobile, numero di telefono, operatore di telefonia mobile, Internet Service Provider, lingua e fuso orario, indirizzo IP, informazioni sul funzionamento del dispositivo e altri identificatori univoci dei suoi prodotti.

Dati e metadati si dice che siano il “petrolio” del futuro per la ricchezza che possono generare. Nel caso di Facebook e WhatsApp va fatta anche una riflessione sul valore che attribuiamo alla nostra privacy.

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