Remote Working. Aidr, lo studio di Randstad, traccia il futuro del lavoro
Più flessibile, grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali e fuori dall’azienda. Il lavoro nel prossimo futuro sarà sempre più ibrido e in modalità remote, così come emerge dall’Employer Brand Research 2022 di Randstad, uno studio rappresentativo dell’employer brand realizzato attraverso un sondaggio indipendente con quasi 163.000 rispondenti in 5.944 aziende intervistate in tutto il mondo. “La pandemia – sottolinea in una nota l’associazione Aidr – ha accelerato un processo già in corso – ma non si tratta di una tendenza di passaggio, il remote wrorking e lo smart working andranno consolidandosi nei prossimi anni anche nel nostro Paese”. Oggi, in Italia, secondo lo studio Randstad, il 37% dei dipendenti lavora da remoto (in linea con l’Europa, al 38%). Una percentuale in discesa rispetto al 2021, quando il remote working raggiungeva il 50% a causa delle restrizioni in vigore, oggi notevolmente allentate. A lavorare da remoto sono più spesso (46%) persone con un livello di istruzione medio/alto. Per il 26% della forza lavoro italiana è invece impossibile lavorare da remoto, oppure non è consentito. E questo riguarda più spesso le persone con bassa scolarità (34%). Il 96 % degli attuali lavoratori da remoto crede che continuerà a farlo, anche se parzialmente, in futuro. Ciò significa che i vantaggi sono decisamente importanti per i dipendenti. “Le tecnologie digitali sottolinea in una nota Aidr- consentono una gestione diversa del lavoro. Lo studio Randstad evidenzia quanto la modalità remote sia percepita come maggiormente vantaggiosa dai dipendenti soprattutto quelli appartenenti alla generazione Millennial, in quanto consente di bilanciare meglio vita privata e ambito lavorativo, con una gestione più efficiente del tempo”.
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