Una fondazione per la digital revolution indipendente da interessi politici ed economici, per snellire e semplificare le procedure amministrative e concretamente più vicina ai giovani
*di Mauro Nicastri
Sin dal 2001, con il primo Piano Nazionale di e-government del Governo Berlusconi, la digital revolution ha rappresentato e rappresenta ancora una grande opportunità per l’Italia, ma per coglierla appieno è necessario affrontare alcune sfide cruciali. La frammentazione delle responsabilità e delle competenze sull’innovazione italiana è uno dei principali ostacoli che rallentano questo processo di trasformazione digitale.
Attualmente, si discute molto in ambienti pubblici e privati, in Italia e in Europa, su diverse questioni che riguardano l’intelligenza artificiale, la cybersecurity, l’identità digitale e altre tecnologie abilitanti come la blockchain, il metaverso e la realtà virtuale, settori cruciali per lo sviluppo economico e sociale. Una fondazione dedicata potrebbe concentrarsi su questi ed altri ambiti del digitale, promuovendo la ricerca, lo sviluppo e l’adozione di soluzioni innovative. Tuttavia, queste deleghe sono affidate a vari enti pubblici, che creano da oltre 20 anni una dispersione di risorse e una mancanza di coordinamento che non possiamo più permetterci.
Come Fondazione Aidr (www.aidr.it) abbiamo sempre sostenuto che è necessario un approccio più integrato per “governare” l’impatto dell’innovazione digitale in Italia e per anticipare e gestire i cambiamenti in atto. La creazione di una fondazione per l’innovazione potrebbe essere la soluzione per superare questa frammentazione, snellire e semplificare le procedure amministrative e promuovere una digital revolution più efficace e vicina ai cittadini.
Secondo il rapporto DESI (Indice europeo dell’economia e della società digitali) l’Italia si posiziona al quartultimo posto a livello europeo per diffusione di competenze digitali e nonostante il nostro Paese parta da una posizione di svantaggio le nuove tecnologie sono comunque entrate repentinamente in tutti i settori pubblici e privati e nessuno potrà esimersi dall’utilizzo di tecnologie abilitanti. In tale contesto la nascente fondazione dovrebbe avere il compito principale di fare sistema per coordinare gli sforzi e le risorse, lavorando in sinergia con tutti gli enti pubblici e i loro enti strumentali, per promuovere e diffondere la cultura e l’economia digitale in settori chiave come la sanità, la giustizia, l’istruzione, la mobilità, l’ambiente, etc.
Inoltre, una fondazione indipendente da interessi politici ed economici sarebbe in grado di prendere decisioni basate sull’interesse pubblico e sulle necessità dell’innovazione italiana. Questo garantirebbe una maggiore agilità e flessibilità nel promuovere l’adozione delle tecnologie digitali e nell’affrontare le sfide emergenti.
La recente edizione dell’Eurobarometro ha rilevato che sette cittadini europei su dieci considerano l’Unione europea un luogo di stabilità in un mondo in difficoltà. Le elezioni europee dell’8 e 9 giugno saranno un momento importante per il futuro della nostra Nazione e per la buona riuscita dei progetti ancora in corso come l’attuazione del programma Next generation Eu, di cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) italiano fa parte. L’attuale legislatura Europea lascia a quella di prossima elezione alcuni successi ma anche nuove sfide, alcune delle quali decisive. L’evoluzione della tecnologia è continua e il nostro augurio è che la nascita della fondazione per la digital revolution possa avvenire prima dell’insediamento del nuovo Parlamento e della Commissione europea per contribuire, finalmente e in modo significativo, a superare la frammentazione della digitalizzazione tra i vari poteri dello Stato e sfruttare appieno il potenziale delle tecnologie digitali per il progresso della Nazione, con il contributo concreto delle cosiddette generazioni Z.
*Presidente Fondazione AIDR (www.aidr.it)
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